Climate tipping points - Punti di non ritorno

Tipping points del clima e riscaldamento globale.

I Tipping Points dell'IPCC sul tema del clima

Conseguenze - Tipping points del clima e riscaldamento globale Foto di Sami Anas da Pexels
Categoria: Conseguenze | Mercoledi 30 Giugno 2021 - 14:32:21

Tipping Point o Climate Tipping Points - Sono i cosiddetti "Punti di non Ritorno" che rappresentano i limiti entro i quali gli equilibri naturali che caratterizzano gli ecosistemi, e i relativi habitat, subiscono alterazioni più o meno irreversibili.

Climate Tipping Points - I punti critici dei sistemi ambientali


I Tipping Points vengono utilizzati dagli scienziati come veri e propri segnali di criticità climatiche/ambientali e servono ad indicare i "punti di non ritorno dopo i quali si verificano evidenti cambiamenti climatici e instabilità ambientale a livello globale.

Questi tipping points sono delle vere e proprie soglie di allarme a livello climatico che, una volte superate, mostrano l'avanzare di importanti cambiamenti nelle emissioni inquinanti presenti in aria, acqua e suolo e un peggioramento del livello di resistenza e resilienza che i sistemi ambientali globali hanno nel contrasto al cambiamento climatico globale.

Il riscaldamento climatico è uno dei fattori chiave che influenza la possibilità di avere, nel tempo, uno o più tipping point climatici.
Un tipping point del surriscaldamento globale causerebbe potenziali sconvolgimenti nell'aria, sempre più calda, con ripercussioni nei vari strati dell'atmosfera.

Causa/Effetto di un Tipping Point


Le cause di un tipping point possono essere diverse e dipese da svariati fattori ambientali, geologici e antropogenici.
La causa di maggior effetto è quella del riscaldamento climatico, dalla quale si evidenziano cambiamenti di tipo causa/effetto maggiori ma esistono molti altri fattori che possono determinare un tipping ponti come:

  • Scioglimento dei ghiacci
    L'inarrestabile fusione dei ghiacci dovuta all'aumento esponenziale della temperatura terrestre, porta a sua volta ad un ulteriore surriscaldamento dell'aria attraverso una minore riflessione dei raggi UV che penetrano dallo spazio (fenomeno dell'effetto albedo).

  • Deforestazione e disboscamento
    L'eliminazione della vegetazione arborea in aree boschive e forestali (Disboscamento) e la distruzione con la netta riduzione di grandi aree verdi a causa delle attività umane (Deforestazione), porta al ribasso le capacità di assorbimento dell'anidrite carbonica (CO2) da parte del pianeta e una consistente diminuzione della produzione di ossigeno nell'aria.
    Si ha cosi una maggiore percentuale di anidrite carbonica (un gas ad Effetto Serra) rispetto ad altri gas presenti nell'aria, questa condizione permette un maggior Effetto Serra con conseguente aumento delle temperature globali.

  • Riduzione del Permafrost
    Come già ampiamente spiegato in un un articolo presente nelle FAQ e dedicato allo strato del Permafrost, questo particolare fenomeno è rappresentato dalla presenza, in più parti del pianeta, di suolo perennemente ghiacciato (in italiano chiamato "Permagelo").
    Ogni anno, nel periodo estivo dei paesi dove è presente, gli strati superficiali di questo permafrost si scongelano per poi ripristinarsi con il ritorno della stagione fredda.

    Tuttavia negli ultimi due decenni sono stati osservati fenomeni di scongelamento maggiore e soprattutto che hanno interessato gli strati più profondi di questi terrenti ghiacciati (lo strato ghiacciato può arrivare a 1500 mt. di profondità).

    Il pericolo di futuri scongelamenti negli strati più profondi sta nel fatto che verrebbero rilasciati nell'aria batteri, virus e vari microrganismi ad oggi ancora sconosciuti all'uomo e conservati per migliaia di anni sotto il suolo ghiacciato.
    Oltre al pericolo di potenziali microrganismi pandemici, lo scioglimento del permafrost rilascerebbe enormi quantità di gas serra come il potente gas metano.

  • Surriscaldamento del terreno
    I cambiamenti climatici già in atto da diversi anni hanno reso milioni di mq di suolo non più permeabili all'acqua durante le precipitazioni come un tempo.
    L'utilizzo dei territori da parte dell'uomo ha completamente cambiato la struttura di alcune zone, rendendole quasi impermeabili e completamente trasformate in profondità.

    Lo sfruttamento massiccio di molte terre emerse per il loro utilizzo in ambito agricolo non ha permesso agli ecosistemi locali di interagire con l'atmosfera ed assorbire il carbonio presente nell'aria.

  • Surriscaldamento degli oceani
    Il progressivo riscaldamento delle acque oceaniche, oltre a portare alla scomparsa di molte importanti specie della fauna marina, sta immettendo in atmosfera una grande quantità di vapore acqueo che inevitabilmente si ripercuote a determinate altezze nello sviluppo di consistenti masse d'aria cumuliformi che formano gigantesche perturbazioni una volta addensate.

    Gli oceani sono enormi accumulatori di anidrite carbonica, grazie a loro e alle piante, possiamo smaltire una considerevole percentuale degli inquinanti prodotto dalle attività umane.
    Questo porta però ad un rispettivo aumento di questi veleni nelle profondità marine, comportando l'alterazione delle acque ai vari strati di profondità e un aumento del livello di acidità (livello del PH).

  • Alterazioni delle correnti oceaniche
    Le correnti oceaniche svolgono un ruolo fondamentale nell'influenzare gli equilibri degli ecosistemi marini, consentendo una continua rivoluzione della biodiversità al loro interno.
    Le complessità esistenti negli habitat marini sono importantissime per la tenuta globale dei sistemi acquatici terrestri e le correnti oceaniche sono sempre più minacciate dai continui stravolgimenti climatici dovuti in gran parte alle attività antropiche.

    Come ampiamente analizzato in un nostro articolo sull'importanza dell'azione termoalina nella corrente del golfo, questo complesso sistema di movimento delle acque profonde e di quelle superficiali, permette un ampia distribuzione delle temperature in varie zone del mondo, pena un irreparabile congelamento delle popolazioni del Nord Europa e un eccessivo surriscaldamento delle acque al sud.

    Equilibri fondamentali che consentono la differenza di temperatura per una innumerevole diversità di specie marine, oltre che diverse popolazioni umane.



I tipping points sono davvero irreversibili?


E' possibile tornare indietro da un tipping point?
Dipende, da alcuni di questi punti di non ritorno è possibile recuperare invertendo le anomalie climatiche in modo dedicato e soprattutto tempestivo.

Nei tipping points reversibili possiamo invertire la rotta come ad esempio nel caso dei territori sempre più devastati dagli incendi ogni anno, l'Amazzonia che continua a bruciare nonostante le richieste fatte dalla comunità internazionale e dal WWF.
Anche in Australia abbiamo emergenze analoghe che, come già riportato in questo articolo sugli incendi in Australia, provocano ulteriori evoluzioni climatiche avverse.

Anche in questo caso basterebbe (si fa per dire...) rispettare il territorio evitando situazioni che possano incentivare l'innesco degli incendi dovuti ai lunghi periodi di siccità che il paese sta attraversando da un decennio a questa parte.

Lo scioglimento dei ghiacci dell'Himalaya è un altro di quei tipping points che potrebbero essere recuperati nel tempo, grazie alla loro tempistica molto lenta e che necessita di secoli per poter arrivare ad un vero e proprio "punto di non ritorno".

E' purtroppo una corsa contro il tempo, un tempo più o meno veloce che non ci permetterà di tornare indietro e riuscire a combattere seriamente l'avanzare dei cambiamenti climatici, che l'uomo in primis sta causando al pianeta.

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